martedì 27 dicembre 2011
BASSNAZZ – MODENA STAZIONE DI MODENA (1995)
sabato 22 ottobre 2011
Ed - Lights ON, lights OUT
Insomma è una questione di cuore. Quindi non ci sono voti, recensioni né influenze o produzioni. Ed è solo una questione di cuore. Tanto vale ascoltarlo direttamente (qui).
lunedì 22 agosto 2011
Peyota
Il nome del gruppo imanda quasi immediatamente ad esperienze desertiche nelle grandi pianure del continente americano ma fin dal primo ascolto ci si accorge di essere di fronte qualcosa che poco ha a che fare con, ad esempio, lunghe jam psichedeliche (anche se i Peyota non disdegnano atmosfere stoner). È necessario invece spostarsi, più a nord, nell' estremo nord-ovest degli Stati Uniti, più precisamente a Seattle. I tre brani prendono le mosse infatti dal grunge dei Pearl Jam, quel suono che ha trovato poi varie dimensioni nel corso degli anni novanta fino ai giorni nostri. La declinazione che ne danno i Peyota è in lingua italica, influenzata nei testi da Verdena e nel cantato dai Timoria di Renga. “Cavalcate” a suon di potenti riff e ritmiche che inchiodano sono gli elementi che caratterizzano poi le sonorità del gruppo. Quello che colpisce è infatti la compattezza del suono che il trio propone; le radici dei Peyota affondano insomma nella solida terra. Mi torna alla mente la copertina di quell' album degli Staind con un albero e una tempesta sullo sfondo. Il rock dei Peyota mi ricorda precisamente quell' albero: pronto alla tempesta e alle peggiori intemperie, pronto a piegarsi “contro vento” , ma il giorno dopo, quando tutto si è calmato, ancora lì.
1-Indigena
2-Caos
3-Contro vento
www.myspace.com/peyota03
mercoledì 22 giugno 2011
Musica nelle Valli 2011: intervista a Tiziano Sgarbi
"Tri quèi a vol la tèra: un bon cuntaden, dla bona smensa e na bona stagion" (D. Bellodi "Proverbi detti filastrocche poesie ed altro in dialetto mirandolese, Pivetti, Mirandola, 2005)
Di tre elementi necessita la terra: un buon contadino, della buona semente e una buona stagione.
Foto di Giuseppe Merella
mercoledì 8 giugno 2011
LACE UP - DIVIETO DI SOSTA (2004)
lunedì 2 maggio 2011
Concerto dei Lomas (22-04-2011) su youtube
domenica 1 maggio 2011
Te Suoni Male! + Bankshot: puntata in download
Scarica la puntata
venerdì 1 aprile 2011
Kill Jesus Kill - Kill Jesus Kill (2009 e 2010)
Probabilmente è ciò che pensava Giuda quando si è visto arrivare il re dei re. Avrà detto finalmente si fa rotolare qualche testa, si prendono in mano gli strumenti e facciamo un po' di musica alla Manowar. Facciamo vedere a questi romanacci di che pasta siamo fatti. Ma tutte quelle parole di amore e perdono hanno sì rivoluzionato la storia dell'uomo ma hanno anche ritardato la venuta del rock. Ecco perché Giuda ha tradito, ecco perché dopo i New Home Automatika nascono i Kill Jesus Kill.
"Bisogna cambiare, iniziare da un presupposto giusto che spiani la strada al futuro - scrivono sul loro sito - quanta bruttezza nel nostro mondo, quanta merda spacciata per arte e quante bugie spacciate per politica e cultura...quante brutte persone che infestano questo nostro bellissimo
pianeta. E allora...Gesù uccidili tutti"
Il concetto è molto chiaro, si "parla" (se ci fosse anche un cantante) dello schifo contemporaneo, della fine dell'occidente, della società falsa in cui viviamo.
Ma ancora più chiaro è il concetto musicale dei due EP prodotti: Kill Jesus Kill (2009) e Kill Jesus Kill (2010, sì, i titoli sono uguali!) un duo chitarra-batteria che fa rock. Mi ricorda un po' il primo ascolto di Songs for the deaf o dei poveri e soprasottovalutati Audioslave. Si tratta del rock nella sua accezione più comune. Violenza, attenta maniera compositiva, sequenze di note pentatoniche molto "hard" alla Led Zeppelin mediate da decenni di grunge, hardrock, metal e altri derivati. Il punto di forza è che si intuisce anche solo dalle registrazioni che si trovano in internet che sono un duo affiatato.
Mi sembra di sentire i loro discorsi in sala prove mentre si dicono "Qui io faccio questa cosa e tu fai quella". Il risultato è una buona apocalisse, non che abbiano ucciso proprio tutti ma una bella strage la fanno. Ammazzali! Ammazzali!
sabato 12 marzo 2011
Sighi, il Vendicatore Calvo
Il Vendicatore Calvo (aka Sighi) from Te Suoni Male on Vimeo.
venerdì 11 febbraio 2011
Bob Corn - The Watermelon Dream (Fool Tribe - 2011)
Un concerto di Bob Corn in Olanda
Ma Tizio non è pazzo, ha solamente deciso di fare musica al confine del "mondo", ha solo deciso di non usare internet per collegarsi al resto del pianeta, ha solo deciso di dedicarsi alla sua musica e alla sua Fool Tribe con il semplice ausilio della sua amicizia, con le relazioni personali, con la parola detta piuttosto che quella digitata: "preferisco spendere 50 euro in benzina piuttosto che in pubblicità" disse in un'intervista.
Ora che ci penso meglio questo disco va ben oltre alla semplice campagna della bassa. Ora che ci penso bene per Bob Corn questa terra è solo un punto di partenza e un punto di ritorno, in mezzo ci sono lunghi viaggi in giro per il mondo. Forse questo, più che essere un disco della bassa è un disco che appartiene al moto altalenante dei treni.
La segreta ricetta del disco è: musiche dolci, silenziose, piccole, da appoggiare sul comodino, cantate sottovoce per non svegliare nessuno. La formula è un po' simile a quella degli altri dischi precedenti e questo mi conforta: almeno su qualcuno posso sempre contare. Ogni disco sembra la prosecuzione di quello precedente anche se The watermelon dream sembra un piccolo (e voluto) passo indietro rispetto a We don't need the outside, così vario e così "elaborato".
Non vedo l'ora di andare a vederlo dal vivo, chiudere gli occhi mentre li chiude lui, entrare dentro al suo mondo come ci entra lui, avere i suoi tic musicali, cadere in quella specie di trance in cui cade lui, in cui musica, ritmo, parole, atmosfera parlano la stessa lingua, dicono tutte la stessa cosa e alla testa non rimane che annuire ritmicamente. Su e giù, di qua e di là. E noi facciamo "shhh" per cercare di capire cosa sta sussurrando.
01 You the rainbow
02 Lost and found
03 August rains rhymes
04 Breathless song
05 Love turn around (don't look back)
06 Just the garden
07 Call me my name
mercoledì 9 febbraio 2011
Siamo sul sito de La Stampa!
giovedì 3 febbraio 2011
Kheyre - Pecore nere (2009)
È la giusta punizione che riceviamo per colpa dei nostri avi. Poveri illusi! Come hanno potuto pensare di detronare Dio con una stupidissima torre? Di là il Signore, irato, confuse i nostri generi musicali che un tempo erano uno e ora sono mille. È colpa loro se oggi siamo arrivati all’abominio del crunk o della goa. Ma è forse grazie a quel truffatore di un prometeo biblico che oggi ci possiamo ascoltare Kheyre. Se devo essere sincero, in passato non l’avevo mai ascoltato attentamente, pensavo fosse un po’ troppo simile alle atmosfere di Capossela. Un po’ come quando mi spacciarono per rivelazione i Cappello a cilindro. Ma dopo il crollo della sua Babele, avvenuto nel 2009, il cantautore fece uscire un disco che mi stupì e non poco: “Pecore nere”. Qui Kheyre esce finalmente dal piccolo bar di provincia che lo teneva prigioniero e decide di perdersi per le vie del mondo. La totale mancanza di coerenza musicale tra un pezzo e l’altro di “Pecore nere” è in definitiva la grande coerenza del disco e il suo punto di forza maggiore. Inutile sarebbe fare l’elenco dei generi musicali toccati durante il disco: crossover alla RATM, rap, cadenze reggae, campionamenti elettronici, atmosfere cantautoriali, passaggi new age lennoniani e non so cos’altro. I personaggi descritti in questo disco sono tutte pecore nere, ultime ruote del carro, bastardi incastrati in un polistilismo inevitabile del XXI secolo.
Non proprio come gli esemplari che ci circondano, pecorelle bianche pronte a farsi tosare. Per tutti noi sarebbe davvero ora di salire su quella “Macchina sotterranea” cantata da K, sarebbe ora di farci accompagnare sotto la città dove non si vede la superficie patinata delle cose ma solo le radici. O se preferite dovremmo andare con lui su in soffitta tra i gesùbambini, i botti di capodanno e le pantegane. Insomma Kheyre, portaci dove ti pare, basta che sia nel mondo, lontano dalla provincia, lontano almeno quanto lo è il tuo disco.
01 Maledetti
02 La macchina sotterranea
03 La soffitta
04 IL pozzo delle chiocciole
05 Cane randagio
06 Nel buio sotto le luci
07 Calde pietre
08 Lamenti di pecore nere
09 Pecore nere
10 La selvaggia
11 Fuoco
12 Mamma è un brutto mondo
martedì 1 febbraio 2011
Sara Greg - Demo (2010)
Da Berlino all’America a Pj Harvey, altra fonte di ispirazione certa del gruppo: insieme alla cover di C’mon Billy, Trauma demons è il brano più in questo senso, ed è anche uno dei pochi cantati. Ma cosa sono questi demoni del trauma? Ce lo dice uno dei pezzi forti del disco, Ypno, appena i sintetizzatori sembrano calmarsi: “creature che di giorno non vedo, incrociano la mia strada e diffondono la loro energia, buona o cattiva, senza avermelo chiesto”. Siamo ipnotizzati, siamo davanti al dottore. E i demoni creano buchi nella nostra memoria “attivando energie che alimentiamo con le nostre paure. E crescono e crescono”. Esplorazioni nelle stanze della mente: come quando si entra nella testa di un Alchimista e i tasti dello xilofono sono gocce che cascano nelle fiale, sono miscugli e pozioni e si vede una luce nella stanza: l’esperimento è andato bene.
Info qui: http://www.myspace.com/saragreg
Tracklist
1. ZenZero
2. Il prete
3. Il canale
4. Alchimista
5. Animale
6. Spiccioli
7. Bagno
8. Clouds in
9. Ypno
10. C’mon Billy
11. Trauma demons
12. Errore
13. E’ ora
14. Stagione2
15. Human
giovedì 20 gennaio 2011
Omid Jazi è il quarto dei Verdena
domenica 2 gennaio 2011
"Modena stazione di Modena..." la colonna sonora del film di Daniele Malavolta
"Ventilatore" - Lomas
"Frammenti" - Lorenzo Marinelli
"Kinetic" - Martin King
"Jam the nightclub" - Aaron Wheeler
"Sliding thru" - Guy Edward Fletcher
"Astronave" - Tempo de Mal
"Giù nel fondo" - Sungria
"Prima apparizione" Luigi Saccà
"Spirit of 77" - Toby Bricheno/Jan Cyrka
"Offramp" - Christian Henson
"Gelati" - Skiantos
"The time machine" - Odorama
"Fire and ice" - Richard Cottle
"Seconda apparizione" - Luigi Saccà
"Cascina" - Luigi Saccà
"Favola" - I Viulan
"Discobeat" - Michelangelo Visconti
"Tafferugli" - Paolino Paperino Band
""Criminal" - Sungria
"Smooth accelerator" - Rupert Gregson-Williams
"Sad Jack"- Noah Lifschey
"Confini" - Fata
"First fusion" - Michelangelo Visconti
"Jazz crew" - Mike Farmer
"Festa" - Luigi Saccà
"Finale" - Luigi Saccà
"Perché la notte mi inviti a casa tua e poi mi fai dormire sul sofà" - Skiantos
Francis Petra - Voglio ergermi (2007)
Dove le persone sono divise da poco
Paranoia lieve è un gioco
Un luogo che non dovrebbe esistere
Venite a visitarlo, è un po’ fuori mano
Fuori dalle rotte solite
Divertimento oh yeah
01 Intro
02 I passi del gigante (Vs. Sighi)
03 Un'occasione speciale
04 Farfalla (ft. Dario)
05 Girasole
06 Furore uterino
07 Voglio ergermi