domenica 2 gennaio 2011

Francis Petra - Voglio ergermi (2007)


È un ambiente virtuale
Dove le persone sono divise da poco

Paranoia lieve è un gioco

Un luogo che non dovrebbe esistere

Venite a visitarlo, è un po’ fuori mano

Fuori dalle rotte solite

Divertimento oh yeah

Il mondo è piccolo. È un pugno di campi coltivati a grano e puntellato di edifici prefabbricati per l’industria biomedicale. Modena è straniera, Mantova è straniera, Finale è il confine del mondo, Bologna è una metropoli lontana quanto l’America. Questo mondo è ricoperto di nebbia durante l’inverno e di afa durante l’estate. In ogni modo è l’umidità a regnare in ogni stagione. Chi viene da fuori, chi è forestiero non può sapere cosa vuol dire ritrovarsi in una notte invernale su una strada immersa nella nebbia, quella nebbia che non ti permette di vedere cosa c’è a tre passi dal tuo naso. Ti giri e c’è ancora nebbia. Ti fermi ad ascoltare e ti accorgi per la prima volta che il nulla ha un suono, il suono impercettibile della goccioline umide che si posano sull’asfalto e sulle foglie degli alberi. Un forestiero non può capire che quel grigiore acqueo è un abbraccio materno. Quello è lo stesso fumo che usciva dalla fanghiglia che secoli fa copriva questo mondo che i barbari chiamavano meerland. Non è solo nebbia, è una storia di grigiore e clausura. È la storia di una palude che è diventata campo coltivato, di un campo che ha eretto fabbriche, di una civiltà contadina che si è terziarizzata, che si è alienata e autoreclusa nuovamente nella sua terra dalla quale non esce e non uscirà mai. A volte i ragazzi si sanno adattare e accettano le condizioni di questo piccolo mondo chiudendosi in un pub legnoso il sabato sera. Altri, a volte, salgono sull’argine di notte e accendono un fuoco, forse cantano con la chitarra o bevono. “Attorno ad un fuoco / il nostro dolore / viene scacciato /anche solo per poco”. Qualcuno pensa che vorrebbe andarsene da quel posto se non lo amasse così tanto. Pensa che ne avrebbe il diritto, il diritto di riscattarsi, di ergersi là in alto dove la nebbia non c’è più. I Francis Petra vengono da quel mondo e “Voglio ergermi” è il titolo che unisce la loro musica in un unico pensiero. Le canzoni sono umide e grigie anche se sognano di essere colorate come farfalle e girasoli ma non lo possono essere. Sono destinate ad essere solo echi di voci, accordi di chitarra suonati la notte tardi con i polpastrelli che sfiorano appena le corde per non farsi sentire. Sono destinate ad essere una voce in tono retto, il tono dei CCCP e delle anziane che recitano quelle lunghe poesie in latino che sono odi alla Madonna. La rabbia prende il sopravvento raramente e quando accade avviene qualcosa di simile al furore dei primi Marlene. Ma lo sforzo è vano, la farfalla intravista era solo un sogno che “lascia una traccia indelebile dietro sé”. È stata solo un’illusione, una follia che ha prodotto “la più infelice delle idee”. E questo capita se sei di qui, se sei prigioniero di una terra che ami e che non puoi amare.

01 Intro
02 I passi del gigante (Vs. Sighi)

03 Un'occasione speciale

04 Farfalla (ft. Dario)

05 Girasole

06 Furore uterino

07 Voglio ergermi

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