mercoledì 17 novembre 2010

Superciuk - Ultima frontiera (Dischi del culo - 1997)


C’è stato un tempo in cui il giovedì sera era un momento speciale tra le tante serate modenesi. Anzi, a dire il vero io vivevo per il tanto atteso giovedì sera, il sabato era solo uno dei tanti giorni che mi separavano da quel momento. Il giovedì era la mia “ora di libertà” dalla ragazza e dalla famiglia e quindi potete immaginare il suo grado di sacralità. L’itinerario era sempre lo stesso: Sir, Miki2, More e Alberghini. Dunque si cominciava dal Sir Francis Drake, il ritrovo era lì. Un posto carino, mica come quelle discoteche piene di zoccole e buttafuori pelati col pizzetto appena usciti da American history x. Un posto carino, se non fosse per quei faretti diabolici puntati negli occhi di noi giovani abbeveranti. Noi si restava in piedi dalle dieci fino all’una deglutendo una tennent super dietro l’altra. Qualche volta andavamo anche dai “vecchi” a farci un nocino di troppo, quello che non ci sta ma ormai è troppo tardi, l’hai bevuto. Pensavamo fosse molto divertente ubriacarci e a dire il vero ci divertivamo realmente prima di considerarla un’azione socialmente obbligatoria, per niente alternativa e anche un po’ patetica. Probabilmente nelle nostre scorribande alcoliche notturne più che aver fottuto il sistema abbiamo arricchito qualche proprietario destroso, vecchio e grasso che ora può finalmente vagare per la motor valley con una bella macchinina e una sciarpa allacciata bene bene al collo. Sto divagando.
Dicevo che mentre ci inebriavamo ridevamo, cadevamo a terra e parlavamo delle solite cose di cui si parla in queste situazioni. Prendevamo per il culo il nostro amico B* per la sua non-altezza, si faceva la classifica dei dischi migliori, di marche di birre, di ragazze e delle leggende che si portavano appresso. Dove voglio arrivare ve lo dico subito. Se solo ci fosse venuto in mente di mettere per iscritto quelle cazzate mescolandole a un po’ di amore per Paolino e Lomas avremmo scritto “Ultima frontiera”. Peccato, anzi per fortuna, che ci avevano già pensato i Superciuk.
Premetto che non li ho mai conosciuti né visti questi baldi ragazzi ma posso immaginare il clima che si respirava in quel gruppo. Cazzeggiare intere giornate sui tavoli del bar della Delfini, bere grandi quantità di quel liquido ricavato da un pugno di luppolo...sono tutti elementi che molti di noi giovani possono comprendere. Ci parlano di cose che già sappiamo, ci insegnano qualcosa che ben conosciamo ma che del resto ci fa piacere sentire proprio perché parlano di noi. Come sfogliare un album di foto. Qui la toponomastica manca, non si parla di piazze, vie e pub conosciuti ma l’atmosfera è quella: alla parola “polisportiva” si accende tutto un immaginario che non vi sto a ripetere. Anzi, a dire il vero questo album non parla affatto di Modena, ma la evoca involontariamente. Sarà l’accento, saranno i temi che tentano di essere universali ma che sono le stesse cose che dicevamo il giovedì sera. Sarà che questi Superciuk non hanno un briciolo di quella saggezza e indiscutibilità che caratterizzavano i Lomas perché sono dei cazzoni. E grazie a Dio. Amo molto la poesia punk, quella che ti parla della città e della vita e di tante altre cose che però forse cominciano un po’ a puzzare di già sentito. Quando mi passarono gli mp3 dei Superciuk e feci play mi si presentò una musica suonata bene (non virtuosa), con testi ironici (non demenziali) e spesso con un velo di protesta (non da centro sociale). Non ho potuto fare a meno di amarli. Era proprio quello che mi ci voleva dopo essere uscito da una storia di tre anni coi Lomas. Poco spazio per la poesia, qui si parla delle prime seghe, di alcool, di motorini truccati, degli scout, di prostitute sudamericane e transessuali. E il tutto raccontato con uno ska-punk fatto bene, e vi giuro che nella vita di ska-punk fatto bene se ne incontra davvero poco.
Insomma, alla fine il Pier di
Il mio amico Pier sostiene aveva ragione in tutto: i Superciuk potevano scrivere canzoni molto più intelligenti e geniali, ma sono dei gran cazzoni. E cosa si può dire a un gruppo di cazzoni? Niente, si può dire.
Forse non ci garantiscono la pace e la sicurezza come l’
IntroSpaziale promette, ma questo manipolo di uomini ci fa fare un tuffo in mondo provinciale che ben conosciamo chiudendo e sigillando così per sempre un trittico che per noi feticisti del punk modenese è la bibbia: la triade paolino-lomas-superciuk.

01 IntroSpaziale
02 Divise
03 Modena puberales (pugnette)
04 Per un pugno di luppolo
05 Tacco
06 Spf
07 La polisportiva
08 Punskabereg
09 Skaut
10 Roffo's haircut
11 Silvana
12 Il mio amico Pier sostiene
13 Casablanca
14 Saccagnami
15 Olio di cocco
16 La sicurazione
17 "Superciuk delle galassie"

3 commenti:

  1. Bhè...che dire...credo mi stia scendendo una lacrima!
    Rileggendo le tue righe non ho potuto fare a meno di ripercorrere quel periodo nella mia mente...quando in quei pomeriggi di prove si realizzava senza molti sforzi un clima di fuorezza incredibile associata a una sregolatezza geniale quasi imbarazzante. Basta poi ascoltare i pezzi. Quelli delle prove erano momenti magici ma in realtà spesso inconcludenti visto che ci si trovava appunto per "provare" ma come hai sottolineato giustamente tu..."cosa si può dire e in questo caso, cosa ci si può aspettare da un gruppo di cazzoni? Niente"....
    però...poi...quando era ora di divertirsi...su qualsiasi palco o parco o polisportiva o evento...cazzo li si che eravamo al massimo!
    Come quella volta al motorshow...allo stand della polizia! Che spettacolo!!!!
    Bhè ne avrei da raccontare di cose.
    Comunque grazie a te che hai scritto...

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  2. ciao!dove posso trovare le canzoni?una volta avevo una cassetta,poi persa.Vorrei davvero risentirli!Cd o mp3??Grazie!e complimenti ai davvero mitici Superciuk!!!!!!!!
    Andrea

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  3. anche io anelo a questo album... dove lo trovo?

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