mercoledì 3 novembre 2010

Furastér: Dino Fumaretto - La vita è breve e spesso rimane sotto (Trovarobato - 2010)



"La vita è una merda"

C’è gente che ci ride sopra. Vi ho visti, io, al concerto di Dino Fumaretto mentre ridevate. Eravate lì con il vostro cocktail preparato alla buona, parlavate di social network e dell’ultima sbronza quando entra Elia Billoni, sconosciuto esecutore del grande Fumaretto. Questo attacca una canzone urlando “la depressione mi schianta” e tutti giù a ridere. Io resto un po’ basito, forse non ho capito dov’è la battuta. “Ogni tanto mi guardo di dentro, che spavento” e vai con una valanga di risate. È strano che mi sia fatto sfuggire il senso anche di questa battuta, io il senso dell’umorismo ce l’ho eccome! “Venite assassini, uccidete i ladri e le donne” e tutti piegati in due. No, vi giuro che io amo ridere e non sono uno che si prende troppo sul serio. Infine Fumaretto vi confida un brutto incubo “un cane nero mi mangiava la pancia” ah ah basta, questo tipo mi fa morire dal ridere….
Ma che cazzo vi ridete? Vi pare un momento comico tipo le commedie di natale? Se ridete ascoltando La vita è breve e spesso rimane sotto siete delle brutte persone. Sì, perché è già tanto che Fumaretto abbia la forza di delegare a Billoni e alla Famosa Etichetta Trovarobato queste intimissime canzone per sputtanarle con gente come voi. Bisogna essere riconoscenti perché io certe cose mica le andrei a dire in giro, ci vuole molta fiducia nel prossimo. E voi gli ridete in faccia. Poi si sente dire che semmai Dino è un paranoico che non esce di casa perché è misantropo e per questo manda Elia a fare il lavoro sporco concertistico. Te lo credo, è già tanto che vi conceda di ascoltarle, le sue canzoni. Prendete la prima “la vita prosegue standard ma mi mancano i mezzi / uaaahhh / mi mancano i mezzi per variare lo stesso lamento / uaaaahh / ma soprattutto mi manca un soffio di vento da dentro”. Vi fa ridere anche questo? Se sì, io mi preoccuperei. Che sia forse il “uaaaah” a farvi sbellicare? Bhe lo ammetto, è un’onomatopea divertente, ma se uno ascolta bene la canzone non è altro che il lamento che l’autore sente ogni sera quando è solo. È un suono agonizzante che lo imprigiona, lo terrorizza come vedere all’improvviso un vecchio amico, come quando si perde nel centro, come quando vede un signore picchiare il vento, come quando all’improvviso si guarda di dentro. A me mette un’infinita mestizia, mi mette i brividi, mi fa freddo. Ok, mi rendo conto dell’ironia di cui è permeato l’album, mica sono stupido e nemmeno sto giocando sporco. Ce n’è di ironia, anzi io a questo punto lo definirei sarcasmo ma il fatto è che mi sembra strano considerare solo quello e non vedere tutto il resto. Insomma, che lo vogliate o no questo è un disco serio e mi dispiace di avervi rovinato la festa. Vi faccio altri esempi. Quando parla della mancanza di efficienza non dice forse una verità? Non è una scelta facile chiudersi in casa e non essere efficiente, oppure andare sì in ufficio ma per contare le pecore e spingersi molto più in là della semplice funzionalità. Poi è ovvio che arriverà qualcuno (cioè voi) a dirgli di svegliarsi e di andare da Giuliana perché là ci vanno tutti e lui mica può fare diverso dagli altri. Questo semmai trova il coraggio di uscire per vedersi una mostra di provincia, tra l’altro indecente, e voi vi sbellicate perché lui trova conforto nel rinfresco. Che bestie che siete. Ridete di lui anche quando mangia. Dunque non stupitevi se grida “fuck the world”: voi ex adolescenti non le dite più certe cose, il tempo delle A cerchiate è finito. Ma lui non si fa problemi a mandarvi tutti affanculo e a scagliarvi addosso questi inglesismi contro il sistema che vi meritate abbondantemente, detto fra noi. E anche se lo trovate “pavido” ed “arido” ha comunque il coraggio di aprirsi con voi: “ma sapete, ho voglia di tornare a casa e riposarmi, domare le colpe, portarmi a spasso, osare l’inutile. In quel posto abita una donna che vorrei riconoscere”. E al concerto vi guardate tra di voi (io vi ho visti, io) come per chiedervi: tu l’hai capita questa, dov’era la battuta? Non c’era nessuna battuta, stronzi.
Siete dei maledetti, ecco cosa siete. Ma non sentite che trasporto drammatico nella musica? Sì sì, dite pure che anche il suono è tutta ironia ma io non mi sbatterei così tanto a creare melodie potenti, drammatiche e alte solo per farvi sorridere una sera tra le tante in un trascurabile arci fuori mano. Siete un po’ presuntuosetti mi pare. È un rischio scrivere delle canzoni intime per poi farle ascoltare a gente indelicata come voi ed è normale se l’autore vi scrive “sono stanco di essere sminuito per aver rischiato, voglio un rischio a lieto fine che mi dica sempre iiih”.
Se poi il buon Fumaretto, nonostante il vostro indecoroso trattamento da persone non molto belle, riesce comunque a trovare il coraggio di guardare “la vita nel suo lato più good” non è di certo grazie a voi. Sfacciati.


01 Soffio di vento
02 Venite assassini
03 Vita in ufficio
04 Scorpione nero
05 Fuck the world
06 Nella casa
07 Mostra
08 Ti ricordi il mio dolore?
09 Nuvole e meraviglie
10 Iiih!
11 Altri sogni neri
12 Immersioni
13 Songo d'appendice
14 Omicidio
15 Guarda la vita (Always look on the bright side of life)

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