martedì 23 novembre 2010

Rats - L'ultimo guerriero (Hiara records - 1986)


Questo disco venne pubblicato nel 1986 (‘87?) dall’etichetta modenese Hiara Records e prodotto dall’oggi celeberrimo Federico Guglielmi che tutti noi ringraziamo per i veloci compendi su punk e new wave che ha scritto in questi anni.
“L’ultimo guerriero”: dimenticatevi i Rats di
Chiara (pezzo stupendo che in quel 1992 si ascoltava dappertutto, radio nazionali e Videomusic, quando ancora c’era Red Ronnie in versione impero alla fine della decadenza). E i più vecchi si dimentichino pure “C’est disco”, primo oscuro e celebratissimo lavoro dei giovanissimi spilambertesi. “L’ultimo guerriero” sta nel giusto mezzo: piglio underground ma ricerca dell’orecchiabilità: quei motivetti che rimangono in testa e non ti lasciano più grazie a chitarre accattivanti e voci da inno generazionale. Si parte subito tiratissimi con il pezzo che dà il nome all’album, il basso che spinge molto punk, la chitarra di Wilco che alterna cavalcate rock a riff del periodo: la new wave italiana. Sembra di ascoltare la sigla di un cartone animato giapponese, tipo Ryu il ragazzo delle caverne, quei cartoni con gli eroi giovanissimi che combattono il male: il testo dice “devi fermare la vittoria che non basta mai”, e i cori e il riff sempre più ossessivi, ma non stancano mai. L’arrangiamento è poesia finissima. Giovani forme è il secondo pezzo, si parla di “prove di coraggio per essere uomini”, per diventare uomini, qualcosa che ricorda alcune tematiche dei prossimi “indiani padani”: ma qui le voci sono giovani, quasi adolescenti, molto più credibili. La arpeggiatissima Tudor è un altro classico di questi Rats di mezzo, due o anche tre chitarre, sempre proposta in concerto e che apriva proprio l’unico disco live della band: il semi introvabile “Vivo” del 1989. Il disco si chiude con Notti di mostri, testo parecchio oscuro scritto da Claudia Lloyd, la voce nervosa e dark di C’est disco.
Un mini album questo che viene naturale accostare alle prime cose dei Litfiba (
Luna/La preda o Desaparecido con il classico dei classici “Eroi nel vento: c’è molta affinità tra queste cose, sia per le sonorità, sia per quella voglia di eroismo che si respira in entrambi. E pensare che qualche anno più avanti Rats e Litfiba, già famosi, divideranno i palchi di molta Europa, soprattutto dell’Est. Il grosso problema del disco è che in tredici minuti finisce, e si pensa: già basta? Allora si va a cercare tutta la discografia, quello che si trova, ma “L’ultimo guerriero” rimane al primo posto.

01 L'ultimo guerriero
02 Giovani forme
03 Tudor
04 Notti di mostri

sabato 20 novembre 2010

Modenesità: Tessera arci

Tagliamo il nastro per inaugurare una nuova rubrica, questa volta prettamente letteraria: "Modenesità". Vogliamo raccogliere brevi racconti, poesie o articoli che parlino della nostra città e delle vite che la popolano. Storie, dettagli, analisi, impressioni, afflati poetici. Scriveteci e inviate le vostre opere, selezioneremo le migliori (e le più pertinenti) per pubblicarle qui. Cominciamo con un breve racconto di Giorgio che tra l'altro mi riguarda. S.C.


Partiamo per sentire gli Attivisti, concerto, live. Matrioska club di San Damaso, l’ex People. E non è facile arrivarci se non conosci quella parte di Modena. Per fortuna tu di locali ne hai girati molti e la responsabilità non è mia. Tutto bene. Sullo stereo Roxy music, Venus in furs e un po’ di reggae della Trojan. Dieci e mezza e siamo davanti al locale, in macchina l’ultima sigaretta prima di entrare. Davanti al cancello due tizi davvero molto grossi, sguardo cattivo e auricolare. Vestiti di nero. Anche l’arci si difende, si è munita di sgherri e bravi. Adesso non ci fanno entrare, il concerto non parte prima delle undici e mezza. Come al solito le locandine mentono. Che palle. Per fortuna il Vecchio fiume non è lontano. Per fortuna hai voglia di bere. è svecchiato abbastanza il vecchio, almeno cinque anni che non ci andavo: in questo lungo tempo Kurt Cobain s’è guadagnato un acquerello ad olio, si vede appena entrati. E' la foto famosa con il maglione a righe rosse e nere. Fa un po’ strano vederlo insieme ai Queen, così sul podio, ma tutti hanno bisogno di qualche dio, si capisce. Birra media io, una piccola te, sei molto responsabile, hai la macchina. Ti lasci affascinare da un tipo truccato, tutto nero, capelli lunghi piastrati e sguardo duro, vent’anni al massimo. A me non piace ti dico, troppa fiera e non sembra neanche un maschio, sai, “è meglio guardare in faccia una bella donna che essere gay”. Il Vecchio è pieno, passa il tempo ma tira sempre. L’ultima volta c’ero venuto con un prete, sono sicuro che non gli piacerebbe il Cobain in vetrina. Ma forse avrebbe apprezzato il video di Sorrow in televisione, Nick Mason che picchia sui tom molto tranquillo e Gilmour che lo segue con effetti chitarristici molto belli. C’è un tipo sui quaranta al banco, sempre una birra in mano, proviamo a indovinare a che numero è arrivato questa sera, se è solo ubriaco o da giovane ha esagerato coi cartoni. Optiamo per la seconda, e arrivano le undici e mezza. Dritti al Matrioska, l’ex People. Le guardie adesso ci fanno entrare, ma nel mentre non hanno imparato ad essere felici. Tessera arci, anch’io l’ho fatta, è la regola, a Modena serve in molti posti. Sono già sul palco gli Attivisti, cantano i pezzi nuovi in canottiera, gli inediti di cui Sante mi parlava domenica scorsa. E Sante è al centro con gli occhiali da sole, magro come il biafra e gira sul basso molto veloce, curvo sul microfono e urla. Cantano anche i due chitarristi ai lati del palco, e il batterista alla fine del concerto dice frasi senza senso e inventate, sempre nuove, tipo uan ciu mit me de dark teils rochin fri the word ard rok. Figata, e tu sei vicina e mi tieni il fianco, faccio io le corse al banco. Giacca mi offre una birra in memoria dei vecchi tempi, poi sale sul palco perché adesso tocca ai Lace up. E' punk core, il punk veloce di modena-tenda. Core, battito forte. Fanno dei salti alti sempre, il Garu e Giacca insieme come facevano gli Who nei festival lasciando di merda gli hippies. Facce punk, anche questi ti sono piaciuti e sei contenta. Lo sono anch’io, che coppia che siamo questa sera, quattro a zero a tutti. E non siamo gente da ballare, anche se il dj parte con dell’italo disco che credevo di conoscere solo io in provincia, in realtà no. E' un tipo con gli occhiali il dj, mi sta simpatico per il fatto dell’italo. Usciamo a fumare, le sigarette le metti tu questa sera, mi chiedi di trovare una ragazza più bella di te sotto il tendone. Non sarà facile rispondo. Intanto Sante non si trova, né al banco né in bagno né qui a fumare. I camerini sono già chiusi. Dove è finito Sante? Non si esce senza salutarlo almeno fino all’una, deciso. Ma l’una arriva, si esce. Usciamo e in macchina sta suonando il cellulare, è un messaggio di Sante. Giorgio, non ho la tessera arci e non mi fanno rientrare che figli di puttana grazie per essere venuti. Ai bravi lì fuori non interessava che fosse il bassista, che avesse appena suonato sul palco per mezz’ora e gratis. Poteva essere Iggy Pop o il papa ma senza tessera non entrava. Che anarchico Sante, non s’è voluto associare, ed è già sulla strada per la bassa. Niente buono coop da cinque euro se ne spendi trenta entro il quindici dicembre. Ridiamo, serata voto dieci. Tieni tu la mia tessera, un po’ mi scoccia portarmela dietro.

mercoledì 17 novembre 2010

Superciuk - Ultima frontiera (Dischi del culo - 1997)


C’è stato un tempo in cui il giovedì sera era un momento speciale tra le tante serate modenesi. Anzi, a dire il vero io vivevo per il tanto atteso giovedì sera, il sabato era solo uno dei tanti giorni che mi separavano da quel momento. Il giovedì era la mia “ora di libertà” dalla ragazza e dalla famiglia e quindi potete immaginare il suo grado di sacralità. L’itinerario era sempre lo stesso: Sir, Miki2, More e Alberghini. Dunque si cominciava dal Sir Francis Drake, il ritrovo era lì. Un posto carino, mica come quelle discoteche piene di zoccole e buttafuori pelati col pizzetto appena usciti da American history x. Un posto carino, se non fosse per quei faretti diabolici puntati negli occhi di noi giovani abbeveranti. Noi si restava in piedi dalle dieci fino all’una deglutendo una tennent super dietro l’altra. Qualche volta andavamo anche dai “vecchi” a farci un nocino di troppo, quello che non ci sta ma ormai è troppo tardi, l’hai bevuto. Pensavamo fosse molto divertente ubriacarci e a dire il vero ci divertivamo realmente prima di considerarla un’azione socialmente obbligatoria, per niente alternativa e anche un po’ patetica. Probabilmente nelle nostre scorribande alcoliche notturne più che aver fottuto il sistema abbiamo arricchito qualche proprietario destroso, vecchio e grasso che ora può finalmente vagare per la motor valley con una bella macchinina e una sciarpa allacciata bene bene al collo. Sto divagando.
Dicevo che mentre ci inebriavamo ridevamo, cadevamo a terra e parlavamo delle solite cose di cui si parla in queste situazioni. Prendevamo per il culo il nostro amico B* per la sua non-altezza, si faceva la classifica dei dischi migliori, di marche di birre, di ragazze e delle leggende che si portavano appresso. Dove voglio arrivare ve lo dico subito. Se solo ci fosse venuto in mente di mettere per iscritto quelle cazzate mescolandole a un po’ di amore per Paolino e Lomas avremmo scritto “Ultima frontiera”. Peccato, anzi per fortuna, che ci avevano già pensato i Superciuk.
Premetto che non li ho mai conosciuti né visti questi baldi ragazzi ma posso immaginare il clima che si respirava in quel gruppo. Cazzeggiare intere giornate sui tavoli del bar della Delfini, bere grandi quantità di quel liquido ricavato da un pugno di luppolo...sono tutti elementi che molti di noi giovani possono comprendere. Ci parlano di cose che già sappiamo, ci insegnano qualcosa che ben conosciamo ma che del resto ci fa piacere sentire proprio perché parlano di noi. Come sfogliare un album di foto. Qui la toponomastica manca, non si parla di piazze, vie e pub conosciuti ma l’atmosfera è quella: alla parola “polisportiva” si accende tutto un immaginario che non vi sto a ripetere. Anzi, a dire il vero questo album non parla affatto di Modena, ma la evoca involontariamente. Sarà l’accento, saranno i temi che tentano di essere universali ma che sono le stesse cose che dicevamo il giovedì sera. Sarà che questi Superciuk non hanno un briciolo di quella saggezza e indiscutibilità che caratterizzavano i Lomas perché sono dei cazzoni. E grazie a Dio. Amo molto la poesia punk, quella che ti parla della città e della vita e di tante altre cose che però forse cominciano un po’ a puzzare di già sentito. Quando mi passarono gli mp3 dei Superciuk e feci play mi si presentò una musica suonata bene (non virtuosa), con testi ironici (non demenziali) e spesso con un velo di protesta (non da centro sociale). Non ho potuto fare a meno di amarli. Era proprio quello che mi ci voleva dopo essere uscito da una storia di tre anni coi Lomas. Poco spazio per la poesia, qui si parla delle prime seghe, di alcool, di motorini truccati, degli scout, di prostitute sudamericane e transessuali. E il tutto raccontato con uno ska-punk fatto bene, e vi giuro che nella vita di ska-punk fatto bene se ne incontra davvero poco.
Insomma, alla fine il Pier di
Il mio amico Pier sostiene aveva ragione in tutto: i Superciuk potevano scrivere canzoni molto più intelligenti e geniali, ma sono dei gran cazzoni. E cosa si può dire a un gruppo di cazzoni? Niente, si può dire.
Forse non ci garantiscono la pace e la sicurezza come l’
IntroSpaziale promette, ma questo manipolo di uomini ci fa fare un tuffo in mondo provinciale che ben conosciamo chiudendo e sigillando così per sempre un trittico che per noi feticisti del punk modenese è la bibbia: la triade paolino-lomas-superciuk.

01 IntroSpaziale
02 Divise
03 Modena puberales (pugnette)
04 Per un pugno di luppolo
05 Tacco
06 Spf
07 La polisportiva
08 Punskabereg
09 Skaut
10 Roffo's haircut
11 Silvana
12 Il mio amico Pier sostiene
13 Casablanca
14 Saccagnami
15 Olio di cocco
16 La sicurazione
17 "Superciuk delle galassie"

martedì 16 novembre 2010

Intervista tripla: 7i, Marra Christmas, Ed

In occasione della presentazione del nuovo disco di Ed "A quick goodbye", il 13 novembre, Te Suoni Male! intervista 7i, Marra Christmas e Ed, il nuovo cantautorato modenese.


venerdì 12 novembre 2010

Il cantautorato modenese intervistato da RadioEmiliaRomagna

RadioEmiliaRomagna, già da un po', ospita un programma a nostro parere sensazionale: "MEI web radio", organizzato dalla Trovarobato e dal MEI (Meeting Etichette Indipendenti). Ultimamente sono comparse tre interviste di tre cantautori del modenese, a nostro modesto avviso i migliori: 7i (Nicola Setti), Marra Christmas (Marcello Maramotti) e Ed (Marco Rossi).
Tra l'altro sabato 13 novembre alla Tenda di Modena si esibiranno tutti e tre in occasione della presentazione del nuovo album di Ed "A quick goodbye"

Ecco le interviste e i myspace dei nostri cantautori

7i
intervista RER
myspace










Marra Christmas
intervista RER
myspace










Ed
intervista RER
myspace

mercoledì 3 novembre 2010

Furastér: Dino Fumaretto - La vita è breve e spesso rimane sotto (Trovarobato - 2010)



"La vita è una merda"

C’è gente che ci ride sopra. Vi ho visti, io, al concerto di Dino Fumaretto mentre ridevate. Eravate lì con il vostro cocktail preparato alla buona, parlavate di social network e dell’ultima sbronza quando entra Elia Billoni, sconosciuto esecutore del grande Fumaretto. Questo attacca una canzone urlando “la depressione mi schianta” e tutti giù a ridere. Io resto un po’ basito, forse non ho capito dov’è la battuta. “Ogni tanto mi guardo di dentro, che spavento” e vai con una valanga di risate. È strano che mi sia fatto sfuggire il senso anche di questa battuta, io il senso dell’umorismo ce l’ho eccome! “Venite assassini, uccidete i ladri e le donne” e tutti piegati in due. No, vi giuro che io amo ridere e non sono uno che si prende troppo sul serio. Infine Fumaretto vi confida un brutto incubo “un cane nero mi mangiava la pancia” ah ah basta, questo tipo mi fa morire dal ridere….
Ma che cazzo vi ridete? Vi pare un momento comico tipo le commedie di natale? Se ridete ascoltando La vita è breve e spesso rimane sotto siete delle brutte persone. Sì, perché è già tanto che Fumaretto abbia la forza di delegare a Billoni e alla Famosa Etichetta Trovarobato queste intimissime canzone per sputtanarle con gente come voi. Bisogna essere riconoscenti perché io certe cose mica le andrei a dire in giro, ci vuole molta fiducia nel prossimo. E voi gli ridete in faccia. Poi si sente dire che semmai Dino è un paranoico che non esce di casa perché è misantropo e per questo manda Elia a fare il lavoro sporco concertistico. Te lo credo, è già tanto che vi conceda di ascoltarle, le sue canzoni. Prendete la prima “la vita prosegue standard ma mi mancano i mezzi / uaaahhh / mi mancano i mezzi per variare lo stesso lamento / uaaaahh / ma soprattutto mi manca un soffio di vento da dentro”. Vi fa ridere anche questo? Se sì, io mi preoccuperei. Che sia forse il “uaaaah” a farvi sbellicare? Bhe lo ammetto, è un’onomatopea divertente, ma se uno ascolta bene la canzone non è altro che il lamento che l’autore sente ogni sera quando è solo. È un suono agonizzante che lo imprigiona, lo terrorizza come vedere all’improvviso un vecchio amico, come quando si perde nel centro, come quando vede un signore picchiare il vento, come quando all’improvviso si guarda di dentro. A me mette un’infinita mestizia, mi mette i brividi, mi fa freddo. Ok, mi rendo conto dell’ironia di cui è permeato l’album, mica sono stupido e nemmeno sto giocando sporco. Ce n’è di ironia, anzi io a questo punto lo definirei sarcasmo ma il fatto è che mi sembra strano considerare solo quello e non vedere tutto il resto. Insomma, che lo vogliate o no questo è un disco serio e mi dispiace di avervi rovinato la festa. Vi faccio altri esempi. Quando parla della mancanza di efficienza non dice forse una verità? Non è una scelta facile chiudersi in casa e non essere efficiente, oppure andare sì in ufficio ma per contare le pecore e spingersi molto più in là della semplice funzionalità. Poi è ovvio che arriverà qualcuno (cioè voi) a dirgli di svegliarsi e di andare da Giuliana perché là ci vanno tutti e lui mica può fare diverso dagli altri. Questo semmai trova il coraggio di uscire per vedersi una mostra di provincia, tra l’altro indecente, e voi vi sbellicate perché lui trova conforto nel rinfresco. Che bestie che siete. Ridete di lui anche quando mangia. Dunque non stupitevi se grida “fuck the world”: voi ex adolescenti non le dite più certe cose, il tempo delle A cerchiate è finito. Ma lui non si fa problemi a mandarvi tutti affanculo e a scagliarvi addosso questi inglesismi contro il sistema che vi meritate abbondantemente, detto fra noi. E anche se lo trovate “pavido” ed “arido” ha comunque il coraggio di aprirsi con voi: “ma sapete, ho voglia di tornare a casa e riposarmi, domare le colpe, portarmi a spasso, osare l’inutile. In quel posto abita una donna che vorrei riconoscere”. E al concerto vi guardate tra di voi (io vi ho visti, io) come per chiedervi: tu l’hai capita questa, dov’era la battuta? Non c’era nessuna battuta, stronzi.
Siete dei maledetti, ecco cosa siete. Ma non sentite che trasporto drammatico nella musica? Sì sì, dite pure che anche il suono è tutta ironia ma io non mi sbatterei così tanto a creare melodie potenti, drammatiche e alte solo per farvi sorridere una sera tra le tante in un trascurabile arci fuori mano. Siete un po’ presuntuosetti mi pare. È un rischio scrivere delle canzoni intime per poi farle ascoltare a gente indelicata come voi ed è normale se l’autore vi scrive “sono stanco di essere sminuito per aver rischiato, voglio un rischio a lieto fine che mi dica sempre iiih”.
Se poi il buon Fumaretto, nonostante il vostro indecoroso trattamento da persone non molto belle, riesce comunque a trovare il coraggio di guardare “la vita nel suo lato più good” non è di certo grazie a voi. Sfacciati.


01 Soffio di vento
02 Venite assassini
03 Vita in ufficio
04 Scorpione nero
05 Fuck the world
06 Nella casa
07 Mostra
08 Ti ricordi il mio dolore?
09 Nuvole e meraviglie
10 Iiih!
11 Altri sogni neri
12 Immersioni
13 Songo d'appendice
14 Omicidio
15 Guarda la vita (Always look on the bright side of life)