venerdì 17 settembre 2010

Furastér: Buzz Aldrin - Ep (Secret Furry Hole - 2009)

Nasce una nuova rubrica di TSM per poter ospitare recensioni e impressioni di alcuni gruppi e artisti che amiamo delle province a noi tangenti e contigue. Così come i nostri nonni erano soliti definire coloro che venivano da altri paesi, la rubrica si chiamerà Furastér.



Qui è il Centro Recupero Musicale Terrestre, situato sulla stazione interspaziale.
Abbiamo appena recuperato un cd (così erano chiamati dai nostri antenati i supporti musicali) scampato alla grande catastrofe. Appena qualche anno prima che il cataclisma ci costringesse a fluttuare per lo spazio in cerca di un altro pianeta, in quello stato che chiamavano Italia fu prodotta questa opera. Poco sappiamo sulla musica che ascoltavano i nostri antenati, abbiamo recuperato solo un tale Ligabue, una cantante di nome Alexia e una band chiamata Albano e Romina. Da queste opere emergeva una ridente Italia piena di voglia di divertirsi e caserecci sentimenti d’amore, o almeno fino al 2009 perché la musica dei Buzz Aldrin ci fa supporre che qualcosa di terribile deve essere accaduto nel mondo. Forse un presagio della Fine che sarebbe arrivata.
Da quello che sappiamo la musica è stata polifonica per secoli ma in queste canzoni è invece ridotta al lamento di una sola nota che si protrae per la lunghezza di ogni pezzo. I ritmi sono monotoni, ossessivi come una catena di montaggio, come le stampanti di un ufficio che lavorano ininterrottamente, come gli squilli delle chiamate di un call center. Sono un coro di rumori in loop che minacciano di poter continuare all’infinito. Possiamo presupporre che i primi anni del duemila furono anni bui, forse un grande dittatore dominava il paese imponendo alle sue formiche di lavorare, forse le città erano degradate e pericolose. Ci immaginiamo Bologna, la città del gruppo, come una città scura dove non splende il Sole da anni. La immaginiamo abitata da strani esseri alienati che si radunano in tribù per sopravvivere alla Grande Crisi del duemila. Lavorano e faticano per il dittatore mentre cantano canzoni come quelle delle piantagioni americane ma tradotte per la metropoli del terzo millennio. Le percussioni suonano come inni tribali come l'insana ritmica del traffico della città. Forse non sono canzoni, ma riti per invocare il ritorno del Sole. Ma il Sole, in questo cd, non compare neanche un secondo. Questa musica è solo buio, asfalto e acciaio.
Abbiamo recuperato altri due cd che reputiamo simili e oscuri come quelli dei Buzz, trattasi di tali Suicide e Joy Division. La poetica è simile: una sola nota ossessiva, un ritmo ripetitivo che non ha fine e la malattia di una voce che sembra essere a un passo dall’oscurità. Questa è la musica dell’Apocalisse, è la musica di una nazione che ora non esiste più.


Tracklist
01 Giant rabbit are looking at the sun
02 Small bad talk with koala friends
03 In star city
04 Cooking dog eggs
05 Lets walk the children around the space

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