mercoledì 20 ottobre 2010

Lomas - Porci ceramiche (Dischi del culo - 1996)

Un anno dopo, 1996. Arriva il secondo split firmato Lomas/Bassnazz. Ma pensiamo ai Lomas, il disco probabilmente più riuscito della band modenese, il più provinciale, il più coerente. C’è un amore/odio per il territorio che viene fuori ovunque, da ogni canzone: peggio di Carboni, e scusateci se continua il paragone con il cantautore bolognese (“la mia città / non la conosco mai fino in fondo”). Ma rispetto a Carboni i Lomas hanno più coraggio perché vanno a citare i nomi dei più improbabili paesi o quartieri locali, da Baggiovara alla Madonnina alla Sacca. Da Montecreto a Montefiorino, a Pavullo, Fanano e Serramazzoni: una pessima scelta commerciale. Nella citazione di paesi, quartieri, posti e locali si respira un’aria molto campanilista tipo scontro autoctono/straniero, e la cosa fa perché è vera tutt’oggi. Porci ceramiche é anche il disco musicalmente più punk del gruppo: un punk spesso hardcore, a volte con chitarre alla Van Halen. A bassa definizione, ma più alta di Modena stazione di Modena. Un punk il più Husker Du possibile, gli Husker di Flip your wig con rullate martellanti, riff veloci di chitarra molto orecchiabili e distorti, cori e doppie voci.
Si parte con Radio lomas (wadoo gibas truck), una sorta di manifesto politico inaugurale. Immaginatevi un gruppo di anarchisti che scancherando con canon jack e cacciavite rubano qualche metro quadrato di frequenze di radio affermatissime come Radio Bruno o Radio Stella per fini sicuramente positivi: commentare le partite di Champions senza parzialità, passare i demo di quei gruppi locali che non sono mai passati (tipo i Julie’s Harcuit, al tempo, o gli Specialisti), disturbare per disturbare. Etica da Antenna Uno Rock Station.
Continua anche in questo lavoro l’autoreferenzialità del gruppo: in Mai più gratis, come se i Lomas incidessero solamente per farsi sentire dagli amici più cari: d’ora in poi suoneranno solo se pagati, tranne nei posti tipo la Scintilla. Anche in Blu di metilene è chiamato in causa un amico, direttamente Termos, ex Paolino e probabile guru generale della scena Dischi del culo modenese.
Se dico che Porci ceramiche è il disco probabilmente più riuscito della band modenese sicuramente é per la presenza di Ventilatore, il pezzo rap che fotografa in pochi versi molta della poetica Lomas, un po’ come un ragno al centro della ragnatela che controlla tutto intorno: dalla "prima lezione", il rispetto richiesto per tutti quelli che hanno avuto una giornata dura, e anche una sorta di auto legittimazione per testi così quotidiani e alla mano; fino a quella parte che fa “devi scavare fino in fondo perché lomas va, e lomas sa perchè sa che la verità si nasconde dietro a poche semplici parole”.
Traccia numero sei, Tre giorni, si parte con “la vita è stata in discesa ma quando colpisce colpisce pesa e a caso”. Batteria che picchia e riffettino accattivante sopra i soliti quattro accordi. Uno dei pezzi più lunghi del disco, stile tipo raccontino che sarà eguagliato solo da Racconti di Modena Est, anno ‘98. E le canzoni 7, 8, 9, 10: perle ceramiche. Lorenzo come sacrosanta presa di distanza dal modello di cantante alla mano ma "uber alles", soprattutto rispetto al quotidiano (“voi che siete sempre sorridenti, non vi capita mai di stringere i denti?”). Torneo della montagna, che sta a Lomas come Albachiara sta a Vasco Rossi: c’è tutta l’estraneità di qualcuno per qualcuno, estraneità patriottica che diventa esistenziale: e si finisce in botte. Modena amara, altro racconto ben fatto che cita i classici vip da stazione delle corriere, gente che c’è rimasta in mezzo, o rimasta e basta, quella che chiede sempre le sigarette. I posti: il bar Paola, il Picchio Rosso, la Mongola. Comprare da fumare. E i conti con la realtà: dopo viaggi su viaggi verso Rimini destinazione Columbus, prima o poi si alza la paletta del vigile che ti sequestra la macchina e ti lascia di merda e in lutto. Esagera, scherzo di rime facilissime e viaggio nei quartieri fuori centro tipo la Sacca, la Madonnina, di sera, a riflettere su Modena in generale, sentirne l’aria e l’anima e gli odori più culinari: “una città come la nostra o ci stai dentro fino al collo o sei fuori”. I Lomas filosofi usavano il rap per fare la loro cosa.
Poi arriva Settembre, un tributo forse involontario a un altro provinciale, il Guccini semi-modenese della Canzone dei dodici mesi: Settembre però si risolve in soli sei mesi e non dodici. E ricorda molto da vicino le dinamiche di Chicco e Spillo, ‘92, che però finiva ancora più tragicamente.
Trentasei minuti di disco, abbiamo già superato la metà. Dire fare baciare, la canzone più tetra dell’album, quella più sfigata perché anche molto seria nonostante ci siano Paperinik, il lardo, Topolino, la pornografia e gli orgasmi in bagno. Tipo l’uomo qualunque che cerca un senso e non lo trova, e per questo è molto arrabbiato.
Sei stato te riprende la vena demenziale del primo album, e molti personaggi diciamo stronzi della compagnia: si finisce con una tarantella e un dialetto simil-napoletano, quando la musica cambia di botto. Le chitarre Nofx di Non lo capisti mai, l’hardcore di Po, lo ska di Rollerblade: quattro minuti scarsi e si arriva all’ultima grande perla di Porci ceramiche: Sassuolo-Baggiovara, un viaggio nella Modena più vicina alle colline. La Modena del trenino di provincia, per gli amici gigetto, che dimezza le distanze: qui c’è del punk, ce n’è un bel po’. Casinalbo e la Vecchia Baviera, la birra scura, un appuntamento rimandato a primavera quando si potrà girare facile in motorino.
C’è anche l’amore in questo disco, e con l’amore il disco si chiude. C’è il problema dell’approccio e della tipa complessata: Perry, ragazza difficile, famiglia difficile e gatti difficili. Anche Cane: la porta che non si apre, lui che ritorna a casa, e l’amico che lo sostiene. Quindi lui che ci riprova ma niente, il telefono continua a suonare. Carboni diceva che “amando le donne si fanno mille chilometri”. O no?

Tracklist
01 Radio Lomas (wadoo gibas truck)
02 Perderai
03 Mai più gratis
04 Blu di metilene
05 Ventilatore
06 Tre giorni
07 Lorenzo
08 Il torneo della montagna
09 Modena amara
10 Esagera
11 Settembre
12 Dire fare baciare
13 Sei stato te
14 Non lo capisti mai
15 PO
16 Rollerblade
17 Sassuolo-Baggiovara
18 Pompa di benzina
19 Perry
20 Cane

Attivisti! - Remiximer, l'elettrodomestico che ti toglie l'amarix (2009)


C’è chi dice sia meglio dell’album “vero”, io sono indeciso, quindi tengo tutti e due alla pari. Però questo Remiximer è veramente bello. Si può leggere come un tributo a tutta la musica che ascoltano gli Attivisti!, e stiamo parlando di generi e generi. Si potrebbe scambiare per un disco bonus, di quelle raccolte di b-sides tanto care ai feticisti musicali, e di solito stampate per mercati ultra-di-nicchia da improbabili etichette discografiche. Si potrebbe anche fare un paragone: Remiximer è l’equivalente modenese di “Trainspotting OST Volume II”: un calderone incredibile di generi e stili messi insieme con sapienza da major, impreziosita dalle definizioni dei tipi di remix sperimentati (una nuova branchia della critica musicale). Remiximer prende le canzoni di C’avevo l’amarezza stravolgendole completamente, dando al tutto un’anima da colonna sonora: sarebbe sbagliato considerarlo come semplice appendice e non qualcosa di più, un progetto voluto e portato a termine con lucidità. L’album comincia con Mirandola (byomedical trance mix), brano molto più drugo dell’originale, più trainspotting, trance appunto, e il solito Pico che si sbronza nei locali. Gli stessi locali dove è nata nell’ebbrezza generale Autovelox, il pezzo che all’inizio era punk, ma che qui è riproposto dubbeggiante con Autovelox (Zeta ti reggae photodread remix). Stessa sorte per Siluro (predator vs katena alimentare remix), tranquillamente raddoppiata rispetto all’originale e atmosferizzata in senso new wave, con tanto di calcata drum machine e tutto. Il reggae è lo stile più navigato in Remiximer, una sorta di filo conduttore o musa ispiratrice del gruppo: è questo il caso esemplare di Modena Beach (ghirlandub remix), il capolavoro del disco: versione dub, ma dub fatta da chi suona il punk, quindi il meglio del dub possibile: stiamo parlando di sonorità da Armagideon Time, e non si scherza. Modena Beach è infinita, cinque minuti e passa, ma tastiere ed effetti che non stancano mai, così come la voce ripetuta ma non ossessiva, diciamo “ideale”. Tributati anche i Joy Division e il basso di Peter Hook nella versione danzereccia di Piero Angela (qui joy divhitchcock version): l’immediatezza del pezzo è mantenuta tranquillamente rispetto all’“originale” ma con un calco in più su bassi e sentimenti di pentimento. Anche la traccia numero sette, Non si esce fiki dagli anni 80 (Turbomannaggia mix), già verso agli Afterhours, mantiene tutte le tastiere eighties della versione originale trasportandole però nei baracconi da sagra paesana di almeno un decennio dopo. Attivisti in da auz (deep sakka remix) è invece un’altra possibile faccia del classico degli Attivisti!: rimane l’autoreferenzialità e tutto il potenziale anarchista del testo conditi da tastiere più ossessive rispetto a C’avevo l’amarezza. Remiximer si chiude con I.R.P.E.F, l’unico “vero” inedito del disco: una carellata di sigle su sigle, partiti e uffici burocratici: il pezzo sembra richiamare musicalmente agli Offlaga Disco Pax, ma lo spirito è quello di Fetta. Un gruppo intelligente, mai banale, anche in questa seconda occasione. Scaricate!

download

Tracklist
01 Mirandola (byomedical trance mix)
02 Autovelox (zeta ti reggae photodread remix)
03 Non ho mai visto Venezia (seremixima version)
04 Siluro (predator vs katena alimentare remix)
05 Modena beach (ghirlandub remix)
06 Piero Angela (joy divhitchcock version)
07 Non si esce fiki dagli anni 80 (turbomannaggia mix)
08 Attivisti in da auz (deep sakka remix)
09 I.R.P.E.F.

giovedì 7 ottobre 2010

Lomas - Modena stazione di Modena per Carpi Suzzara Mantova si cambia (Dischi del culo - 1995)


Dedicato a Lester

«Cari nipotini miei, sedetevi sulle mie ginocchia che vi racconto una storia. L’altro giorno sentivo che ascoltavate quella musica di merda e la canticchiavate come fosse qualcosa di rilevante. Ora lasciate che lo zio vi esplichi due concetti sulla musica che c’era negli anni 90.»
«Gli anni 90? Zio spero non si tratti delle solita musica di merda di Modena, sono anni che ce ne parli. Sei patetico! E poi a Modena c’erano solo cover band di Ligabue, pianobaristi e tournisti del liscio.»
«Zitto piccola carogna. Non sai un cazzo della musica che girava allora. In quegli anni c’era un fermento culturale che ora ve lo sognate voi infanti del 2030. La città era piena di eventi, di iniziative, di subculture giovanili, c’erano anche i mods, sapete?»
«Stai bleffando ancora vecchiaccio. Tu negli anni 90 eri in fase preadolescenziale e vivevi in quel buco di culo della bassa. Come fai a sapere che musica c’era?»
«Lasciatemi terminare il discorso piccoli cancheri, altrimenti il vostro vecchio zio perde il filo. Dicevo che c’erano i concerti, anzi c’era la “cultura dei concerti”. Gli amici del quartiere si ritrovavano nei soliti posti, i soliti centri sociali, i soliti pub ad ascoltare musica e a bere birra. Ascoltare e bere, questa era la cultura. Oggi uscite di casa solo per andare in quelle orribili balere per tossici d’alta classe. E poi i grandi gruppi di Modena erano tutti amici tra di loro, c’era molta ammirazione tra le band di quella “scena modenese”. I gruppi andavano a vedere i concerti degli altri gruppi, gli uni suonavano le canzoni degli altri e così via. La quotidianità era scandita da queste cose, dagli amori di quartiere, dalle partite a pallone alla polisportiva, dai concertini alla Scintilla e dai fiumi di birra che si bevevano dietro il bancone di un bar. Non c’erano computer, mp3 e quei cazzo di marchingegni che usate adesso, le amicizie venivano coltivate faccia a faccia, giorno per giorno…»
«Oddio, ecco che parte con la retorica…arriva al punto, vecchiaccio. Di chi ci vuoi parlare?»
«Dei Lomas, la band formata dalle ceneri della Paolino Paperino Band. A dire il vero è Fox l’unico paolino sopravvissuto. Dovete sapere che esordirono con un disco destinato a rimanere nella mitologia di quella generazione: Modena stazione di Modena per Carpi Suzzara Mantova si cambia che altro non era che lo storico messaggio ripetuto dagli altoparlanti alla stazione. Si tratta di uno split condiviso coi Bassnazz e…sì marmocchi, avete intuito bene, il disco parla di Modena e dei personaggi che affollavano allora la città ».
«Ma zio, non si sente un cazzo. È registrato male e il cantante stona»
«Sì piccole zecche, è stato eseguito e registrato col culo e del resto dovrei illustrarvi che cos’è il punk prima di farvelo sentire. Anche i testi, per gli ascoltatori ottusi e ritardati come voi, possono sembrare fatti un poco alla cazzo e non intrisi di quella poesia urbana e provinciale che pochi possono carpire. Ma vi basterà sapere che la genialità dei Lomas non era nella tecnica, anche se io e un mio vecchio amico amavamo stimare il tocco indefinito e quasi improvvisante della chitarra di Fox. La genialità era nell’attitudine punk e in un’altra virtù che non so definire se non con “rappresentatività”. Sapevano rappresentare ironicamente e svaccatamente la gente e la società di allora tramite degli strani personaggi di poco inventati: William Garuti, Rocco Cinghiale, Franco, Emilio Battaglia, Carlo Luppi, Claudio Bellei… Quei personaggi erano quasi tutti emarginati ed ostracizzati come appunto Luppi e il povero Bellei, destinato a suonare male in una città di cover band e tecnicisti di sto cazzo. I loro personaggi erano tanto rappresentativi da costituire una vera e propria mitologia modenese. Una sorta di lomaseide fatta non di eroi ma di antieroi. Loro stessi, giovani trovatori punk, sono divenuti un simbolo che, in quanto portavoce generazionale si sono fatti leggenda. Noi brufolosi feticisti del punk quando nominavamo Fox o Bitto o Bambo o Mucci lo facevamo col cappello in mano, noi. Ma personaggi a parte, la cosa che rendeva i Lomas interessanti era il pensiero sotteso ad ogni canzone. Volete che ve ne parli?»
«No».
«Alla vostra età avevo letto un blog che riassumeva la filosofia dei Lomas in questa frase “La vita è una merda. Ah sì? Bé vaffanculo”. Quel blog partiva dal nichilismo, e di nichilismo ce n'era a palate: la vita è una merda e se proprio non ce la fai allora ascoltati queste storie. Sono storie di persone quotidiane e non si trattava per forza di nostri concittadini, ma della provincia in senso lato, capite? Però da tutto quel piattume provinciale, descritto come lo farebbe un Carboni con più cazzi in bocca, si intravedeva un pallido antidoto, una sorta di speranza che qualcosa da salvare in fondo c’era, un qualche riscatto da cercare proprio in nella quotidianità grigia. Nel secondo disco c'è un pezzo che dice "devi scavare fino in fondo perché lomas va, e lomas sa perchè sa che la verità si nasconde dietro a poche semplici parole". Capite, mie care polpette avvelenate? La vita è una merda ma se cerchi forse un giorno "sboccerà un fiore nel deserto" quindi coraggio e fammi un'altra birra. Scusate se vi cito addosso da mezz’ora ma a quei tempi noi si sapeva trovare una citazione dei Lomas per ogni occasione della vita e le nostre ragazze per questo intimavano di lasciarci. Non ci credete? Provate a sciorinare argomenti a caso, se ne siete capaci».
«Bho, il natale»
«Ah, facile! Lui diceva di esser nato proprio quel giorno lì. Lui diceva che il natale era anche il suo compleanno, lui diceva così e diceva che da questo fatto ne ha avuto un danno»
«Motori»
«La nella bassa la strada è dritta mentre tu saldi quella marmitta»
«La morte»
«Amici e congiunti siam tutti qui riuniti per riuniti per ricordare i due defunti»
«L’economia»
«Franco la tua azienda è rovinata, la Pirelli è già quotata zero a Tokyo e l’Olivetti non esiste più»
«La figa»
«Tu che sei brutto dai non venire, smarrisci le donne, vai a casa a dormire»
«Questi Lomas ci dicono anche cosa dobbiamo fare stasera?»
«Questa sera non so cosa fare, dove diavolo si può andare? Voglio andare al cinema ma che idea della madonna»
«Basta, te la diamo vinta così la smetti di tediarci»
«Ho quasi finito, pazientate odiose pustole, poi vi lascerò andare alle vostre occupazioni dementi. Non avete capito un cazzo di quello che ho detto finora, vero? Ma non ve ne faccio un colpa…il fatto è che nessuno ha mai capito l’universalità dei Lomas perché la toponomastica ci ha fregati tutti. Le Morane, il parco Amendola, via Crespellani ci hanno depistato. La verità è che queste sono canzoni universali, traducibili in tutte gli idiomi delle nostre città, ma forse nemmeno Fox & co. lo avevano capito.
Ma adesso basta, ché il vostro zio si commuove in fretta a parlare di questo disco. Oh, come vorrei essere catapultato in quegli anni, quando Franco andava a mangiare il gelato di Mattioli con la sua bella, quando gridavamo “sta volta at vé po’ a pé” a quelle fighe di legno, quando lasciavamo a casa Rocco Cinghiale perché era brutto come i debiti, quando c’erano i mods alle Morane, quando occupavamo le ragazze per autogestirle, quando Carlo Luppi fu licenziato e ce ne andammo a pescare, quando si suonava peggio di Claudio Bellei e non ci accordavamo senza l’accordatore. Eh, si stava meglio allora…»
«Ce la potevi risparmiare questa, nostalgico di un vecchio»

Tracklist
15 Una birra
16 Alle Morane
17 William Garuti
18 Rocco Cinghiale
19 San Valentino
20 Ciccio Fortuna
21 Franco
22 Spezzerai il mio cuor
23 Sei come un caterpillar
24 Emilio Battaglia
25 Tortellino Nero
26 Chi era l'assassino
27 Ragazza autogestita
28 Po' va
29 Lui diceva che
30 Carlo Luppi
31 Claudio Bellei