La prima pietra da posare non poteva che essere quella pietra miliare del rock modenese (se si ha il buon senso di non considerare tale Vasco Rossi o Nek). che si chiama Paolino Paperino Band. Pislas è l’unico album di questa and ammirata praticamente in tutta Italia. Parlare di questo disco oggi con i fans della prima ora significa accendere per un momento i loro occhi, far ricordareloro il disco che di più ha saputo raccontare la loro sana giovinezza anni 90. Se musicalmente l’album è di certo “invecchiato bene” e i suoni restano ancora molto attuali (parliamo di un disco del 1993) i testi fanno riferimento a un’epoca passata, che è sì l’inizio degli anni ’90 ma è soprattutto l’universale epoca dell’adolescenza.
Se per “genio” si intende colui che meglio di chiunque altro sa esprimere un pensiero, vero per tanti, la Paolino è una band geniale. L’odio per la televisione, per i padroni, per i discotecari, per la politica, quella sensazione di sentirsi fregati da una società che ti vende alcool, che ti impacchetta in una discoteca, ti fa sfogare in uno stadio come un branco di salami qui è trattata meglio che altrove e con una sboccata e pungente ironia (purtroppo scambiata spesso per demenzialità). È l’ironia che salva tutto il disco dalla retorica punk-anarchica. No, la Paolino non era affatto retorica. Era ed è la voce di qualsiasi ragazzino, non solo modenese ma italiano, che volesse esprimere il proprio schifo e buttare uno ad uno nella Pentola i politici, i carabinieri, i finti non-razzisti, gli opinionisti. È una sguaiata voce di dissenso che non risparmia proprio nessuno: al concittadino dice “compagno cittadino! Cretino! Ti credi realizzato, ma sei stato fregato”, al discotecaro “lavori tutto il dì per arricchire il barista”, al ricco “butta i tuoi soldi così / fallo davvero / le azioni appoggiale qui / sei più leggero”, al razzista “non sei cattivo, hai paura”, alla società in genere dà una velata minaccia di combustione “alcool puro, cazzo duro, tutti quanti andate affanculo” e all’elettore consiglia di inserire nella scheda una “bellissima, simpatica, meravigliosa fetta di salame o di prosciutto” (consiglio realmente seguito da molti in quegli anni).
Pur essendo un album punk, Pislas non scade nemmeno in campo musicale nella retorica e nel banale esibendo così momenti hardcore, reggae, ska, rap. E poi nemmeno di rap si può parlare, qui è un parlato in rima che quasi sfocia nella filastrocca. un rap paoliniano, come altro definirlo? L’impressione è che anche la scelta di queste trovate stilistiche sia da leggere in quella chiave di distacco ironico che ha reso il disco una pietra miliare del punk italiano e una bandiera per chi ancora dentro quella pentola ci metterebbe tutta la realtà che ha intorno.
Tracklist:
01 A.N.D.S.
02 Tafferugli
03 Tonnoplast
04 Hey tu
05 La mela
06 La pentola
07 L'opinionista
08 Le bestie feroci del circo
09 Stronzi
10 Vigile
11 Extracomunitario
12 Troietti
13 Maicol
14 Alcool puro
15 Fetta
16 Compagno cittadino
17 Assto
18 Porno tu
19 Bimbi morti
20 Discotecaro
21 Carabiniere
22 X
23 Patata malata